Il cristiano guidato alla virtù ed alla civiltà secondo lo spirito di San Vincenzo De’ Paoli. Giorno decimoottavo

Francisco Javier Fernández ChentoVincenzo de' PaoliLeave a Comment

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Author: Don Bosco · Year of first publication: 1848.
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Giorno decimoottavo. Sua prudenza.

La prudenza cristiana consiste nel servirci de’mezzi presenti onde procurarci un bene futuro. Vincenzo diceva che questa deve sempre tendere ad un fine, cioè a Dio solo. «Essa sceglie i mezzi, egli diceva, e regola le azioni e le parole, fa tutto con. maturità, peso, numero e misura. Essendo buono il suo scopo, lo sono parimente i suoi motivi. Essa consulta la ragione, ma essendo sovente deboli i lumi della ragione, consulta con maggior sicurezza le massime della fede insegnateci da Gesù Cristo, perchè sa che il cielo e la terra verranno meno, ma le parole di lui saranno eterne.»

Per operare in conseguenza di questi principi, il Santo, allorchè era consultato sopra un affare, sollevava il suo spirito a Dio per implorare la sua assistenza: invitava pure coloro che ricorrevano per consiglio ad unirsi a lui, perchè Dio facesse conoscere la sua volontà sulle cose intorno a cui dovevasi deliberare. Ascoltava quindi con molta {176 [390]} attenzione ciò che gli si proponeva, lo pesava a suo bell’agio, ed affinchè niuna circostanza gli sfuggisse, davasi premura di farsene informare quando era necessario. Se trattavasi d’affare di grande conseguenza, dimandava del tempo a pensarvi, e consigliava frattanto di raccomandarlo a Dio. Era contentissimo che si prendesse consiglio da altri; lo dimandava egli stesso molto volentieri e pregiava assai l’altrui parere, perchè la giustizia e la carità vogliono sempre essere unite. Finalmente quando era costretto a dire il proprio sentimento, lo faceva in un modo sì giudizioso e sì lontano dallo stile decisivo, che facendo tutto ciò che giudicava più a proposito, lasciava alle persone la libertà di determinarsi da per se stesse. Quando veniva importunato a dire assolutamente il suo parere, lo esprimeva con precisione e senza mai intaccare coloro che non pensavano come lui. Dopo di ciò facevasi legge di due cose: di custodire sotto il sigillo d’ una segretezza inviolabile ciò su cui era stato consultato, e di restar fermo nelle risoluzioni che aveva preso.

Conformandosi a regole così giuste, era ben difficile che un uomo dotato d’altronde {177 [391]} di buon senso facesse de’passi falsi; perciò fu sempre riguardato fino alla sua morte come l’ uomo il più prudente del suo secolo. Durante la sua vita, la casa di s. Lazzaro, fu una specie di centro in cui si riunivano le persone, che pensavano di rendere qualche servizio considerevole alla Chiesa, o al prossimo. Vescovi, Magistrati, Parroci, Dottori, Religiosi, Abati, Superiori di comunità, tutti accorrevano a lui come all’oracolo del suo tempo.

L’alta stima che si aveva di sua prudenza indusse il santo Vescovo di Ginevra e la venerabile Madre di Chantal a pregarlo di accettare la direzione del primo loro monastero di Parigi. Fu la riputazione di questa medesima prudenza che indusse Luigi XIII a chiamarlo presso di se, in tempo in cui era molto essenziale l’essere ben consigliato. Fu la saviezza de’ pareri dati a quel Re moribondo, e di cui tutta la Corte fu estremamente edificata, che impegnò la Regina madre a chiamarlo, a presiedere a’suoi consigli. Per dare una giusta cognizione della estensione della prudenza di quel grand’Uomo, bisognerebbe seguirlo soprattutto dal primo momento in cui entrò nella casa di {178 [392]} Gondi fino al giorno del suo decesso. Il lettore vi supplirà facilmente rammentando la saviezza de’ regolamenti fatti in diverse occasioni; de’ mezzi scelti per far riuscire quel gran numero di stabilimenti, di cui fu l’autore; delle costituzioni date alla sua congregazione; della condotta tenuta nelle turbolenze politiche del regno, e dei pareri che il suo impiego e la carità l’obbligavano di dare. Noi ne riporteremo un solo esempio.

Un gran predicatore, di elevato linguaggio, faceva al Santo frequenti visite, e ne aveva le sue ragioni. Vincenzo fu avvisato da buon canale che colui pensava male circa la fede, e che aveva poca religione, od almeno che comportavasi qual persona che non ne ha molta. Vincenzo per farlo rientrare in se stesso gli disse: «Signore, essendo voi dotto e gran predicatore, vorrei dimandarvi un consiglio. Ci accade qualche volta nelle nostre missioni di trovare delle persone che non credono le verità della nostra religione, e ci troviamo imbarazzati sul modo di operare onde persuaderle. Vi prego a dirmi ciò che pensate potersi fare da noi in simili occasioni per indurle a credere le cose della fede.» {179 [393]}

Questa dimanda non piacque all’Abate, che rispose con qualche emozione: «Perchè mi chiedete voi questo? – Si è, replicò Vincenzo, perchè i poveri si rivolgono a’ ricchi per essere assistiti nelle loro bisogna; ed essendo voi molto istruito e noi ignoranti, non possiamo far cosa migliore che indirizzarci a voi all’oggetto d’imparare ciò che non sappiamo.» Queste parole calmarono l’ecclesiastico e, non mancandogli spirito, disse al Santo, che quanto a sè vorrebbe provare le verità della fede 1. colla Scrittura, 2. coi Ss. Padri, 3. con qualche raziocinio, 4. col consenso universale de’ popoli cattolici de’ secoli andati, 5. col suffragio di tanti Martiri che sparsero it toro sangue per la confessione di quelle medesime verità, 6. finalmente con tutti i miracoli operati da Dio per confermarle.

Quand’ebbe terminato, Vincenzo, dopo averlo assicurato che quel metodo gli sembrava buono, lo pregò di mettere in iscritto con semplicità e senza eleganza ciò che aveva detto, e d’inviarglielo. L’Abate non mancò, e alcuni giorni dopo egli stesso consegnò il suo scritto all’uomo di Dio. «Sono molto consolato, gli disse Vincenzo, di conoscere {180 [394]} in voi così buoni sentimenti; per giustificarvi mi varrò delle prove che avete x posto nelle mie mani. Stenterete forse a credere che alcune persone vi accusano di pensare male sopra i misteri della fede; ma poichè sapete sostenere così bene la religione, dovete vivere non solamente in un modo che vi metta al coperto da ogni sospetto, ma che possa eziandio edificare il pubblico. Un uomo qualificato come voi è più d’ ogni altro obbligato a dare buon esempio. La virtù congiunta alla nascita può paragonarsi ad una pietra preziosa, che incassata nell’oro ha maggior splendore di quello se lo fosse nel piombo.» Sembrò che un discorso tanto saggio facesse il suo effetto, almeno fu approvato dall’Abate, che promise di conformarvi la sua condotta, e se egli seppe buon. grado al Santo per te precauzioni prese onde ricondurlo a Dio, il Santo fu contentissimo delle buone risoluzioni che quegli manifestò. Soprattutto sapeva sì bene cogliere il momento opportuno per dare un ricordo, e lo dava in termini sì misurati, che attirava. la confidenza in vece di respingerla. La Superiora d’ un monastero della Visitazione diceva, Vincenzo {181 [395]} aver tanta prudenza ed un raziocinio sì esteso, che nulla sfuggiva a’ suoi lumi, e che negli affari i più oscuri, i più inviluppati, sceglieva sempre il partito migliore.

Aggiungeremo a questa testimonianza quella di quattro insigni personaggi, i quali deposero nel processo verbale della Canonizzazione che Vincenzo era un uomo che aveva uno spirito assai esteso, e che era molte abile nel maneggio degli affari; che appunto per questo un gran numero di persone qualificate inducevansi a ricorrere a lui per avere i suoi consigli; che la sua bontà e la sua umiltà lo rendevano eguale con tutti coloro coi quali trattava; che i più dotti nol trovavano inferiore a loro quando discutevano con lui gli affari i più importanti……. Che Vincenzo si conduceva in tutto con tanta prudenza, che coloro stessi, cui la giustizia e la ragione l’obbligavano ad essere pienamente contrario, non potevano lagnarsi di lui. Tale fu il giudizio che diedero del servo di Dio i primi uomini del suo secolo; e ciò viene in appoggio delle deposizioni che fecero in suo favore migliaia di testimoni di una classe inferiore, ma che non meritano perciò minore credenza. {182 [396]}

Frutto. Sarà prudente quel cristiano, il quale tiene aggiustati gli affari dell’anima. Sarà parimenti prudente colui che opera e dà consiglio secondo le massime della religione; ma guai a chi è solamente prudente per le cose del mondo e negligenta quelle dell’anima, oppure per norma del suo operare mette il proprio arbitrio od il capriccio degli uomini. Costoro si troveranno altamente delusi in punto di morte.

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