Il cristiano guidato alla virtù ed alla civiltà secondo lo spirito di San Vincenzo De’ Paoli. Giorno vigesimosettimo

Francisco Javier Fernández ChentoVincenzo de' PaoliLeave a Comment

CREDITS
Author: Don Bosco · Year of first publication: 1848.
Estimated Reading Time:

Giorno vigesimosettimo. Sue Missioni.

Le missioni sono esercizi pubblici in cui con istruzioni semplici ma robuste e patetiche si procura d’ indurre i popoli a piangere i loro peccati e ripararli con una sincera penitenza, ed a vivere santamente nell’ avvenire. Questi esercizi per produr frutto richiedono dell’ordine e delle precauzioni per rapporto a’ pastori, di cui in certo qual modo si tien luogo per un dato tempo; per rapporto a’popoli che si devono istruire senza aggravarli; e per rapporto agli operai stessi, che per santificare gli altri hanno bisogno di zelo, di carità, o, per meglio dire, di tutte le virtù. Vincenzo formò il suo piano in un modo adattato a soddisfare a queste diverse obbligazioni.

Riguardo a’ pastori, oltre il permesso del vescovo, di cui non si può far a meno, nulla intraprendeva mai senza il gradimento de’ parroci. Quando un parroco permette la missione nella sua parrocchia, uno dei missionari ne fa l’apertura ed annunzia con un discorso la visita misericordiosa che Dio si dispone a fare al suo popolo, la moltitudine di grazie che è pronto ad accordare a coloro che se ne renderanno degni col convertirsi a lui; là disgrazia di coloro che ricusassero di ascoltare la sua voce, e la necessità di cominciare all’ istante rompere i lacci che li tengono avvinti al peccato. Alcuni giorni dopo i missionari si presentano al luogo indicato, ed immediatamente 243{ [457]} danno mano all’ opera; ogni giorno ha tre sorta d’istruzioni pubbliche; una predica che si fa di buon mattino affinchè le persone povere non perdano punto il tempo consacrato al lavoro; un piccolo catechismo che si fa ad un’ora dopo mezzodì, e la sera dopo il tramontare un gran catechismo.

La predicazione deve essere solida ma naturale. Non si trattano in essa quelle idee metafisiche, la cui discussione serve soltanto a fare onore al talento di colui che parla. L’importanza della salvezza eterna, i fini ultimi, la contrizione, il perdono delle ingiurie, la restituzione, l’ enormità del peccato, la durezza del cuore, l’ impenitenza finale, la falsa vergogna, la ricaduta, la maldicenza, l’ invidia, l’ intemperanza. e altri simili disordini che s’insinuano più facilmente nelle campagne; il buon uso della povertà e delle afflizioni, la santificazione delle domeniche e feste, la necessità ed il modo di pregare, di frequentare i Sacramenti, d’ assistere al sacrifizio della messa, l’imitazione di nostro Signore, la divozione verso la SS. Vergine, la felicità della perseveranza: in una parola tutto ciò che deve fare un cristiano per incamminarsi a Dio; tutto ciò che deve evitare per essere felice dopo la sua morte, più di quello lo fu durante la sua vita: ecco l’argomento più ordinario delle prediche.

Il catechismo ha per oggetto la spiegazione de’ principali articoli della fede e delle verità della religione maggiormente praticate; perciò in esso si tratta del mistero della SS. Trinità, dell’ Incarnazione del Figlio di Dio, dei prezzo col quale si e compiaciuto di riscattarci; si parla dei comandamenti di Dio e della Chiesa, de’ Sacramenti, del simbolo, dell’ orazione domenicale e della salutazione Angelica. L’esposizione di queste differenti materie vien regolata sulla durata della missione ed a proporzione della intelligenza degli uditori. Ognuno di quelli che hanno lavorato alla loro salvezza si mette in grado di dir loro, lasciandogli, ciò che disse s. Paolo a’ fedeli di Mileto: Io vi cito per testimoni, che sono innocente della vostra perdita: ho atto tutto ciò che dipendeva da me per impedirla.

Il gran catechismo che si fa dal pergamo è destinato all’ istruzione delle persone di una certa età; perciò se ne fa un altro per i fanciulli. S’invitano fin dal primo giorno con una esortazione famigliare a recarvisi esattamente; si dan loro gli avvisi di cui hanno bisogno per profittarne; si parla ad essi in un modo proporzionato alla loro poca intelligenza, si ricavano da’ principi della fede delle conseguenze proprie a formare o a rettificare i loro costumi; vengono animati con ricompense che devono essere il premio della saviezza e della loro assiduità. Questo importante esercizio è terminato con santi cantici; la divozione vi guadagna doppiamente, poichè la dottrina cristiana s’ insinua in un modo piacevole, e le pericolose canzoni sono dimenticate.

Tosto che il popolo sembra commosso dalle verità annunziate, si prende posto al confessionale: ivi sv impiegano parecchie ore ogni giorno tanto al mattino quanto al dopo pranzo. visitare e consolare gli ammalati, fare una correzione fraterna a’ peccatori impenitenti, sopire le dissenzioni domestiche, riconciliare i nemici, insegnare a’ maestri ed alle maestre di scuola a ben soddisfare a’ loro obblighi, stabilire l’ associazione della carità a sollievo de’ poveri; in una parola impedire al male e fare tutto il bene che si può: ecco ciò che il Fondatore della Missione si propose, e che esegui nel’ corso delle sue missioni.

Quando uno ha soddisfatto a’bisogni principali della gente adulta, si dispongono alla prima comunione coloro che sono giudicati capaci di esservi ammessi. Ai soccorsi che a questo scopo si son loro prestati nel corso della missione si aggiunge, la vigilia di quel gran giorno, una esortazione viva e tenera, propria a preparare quei giovani cuori a ricevere l’Agnello immacolato, e seguita all’indomani da un’ altra che precede immediatamente la comunione. In quel giorno, in cui la meno animata divozione si risveglia alla vista di un buon numero di giovanetti pieni di fede e di amore, si chiude d’ordinario la missione. Vien questa terminata con una processione solenne io rendimento di grazie. I piccoli fanciulli, che senza essere capaci di comunicarsi lo sono pur troppo di offendere Iddio, hanno parte a’ frutti della missione: s’inspira loro un santo orrore al peccato, si ammaestrano ad essere modesti in chiesa, si fa loro concepire del dolore per i loro falli, e non potendosi far meglio, s’insegna loro almeno a confessarsi in progresso colla necessaria sincerità e radenza.

Riguardo a’ missionari Vincenzo esigeva da essi fede viva e perfetta confidenza in Dio per non cedere alle pene ed alle con traddizioni, dalle quali il loro ministero è sovente combattuto; mortificazione a tutta prova per sostenere la lunghezza del lavoro, gl’ incomodi dell’ abitazione ed il rigore delle stagioni; pazienza invincibile per sopportare la rustichezza grossolana di coloro che sono il principale oggetto delle loro cure; semplicità piena di prudenza per istruirli e guidarli a Dio; indifferenza grandissima riguardo agi’ impieghi, a’ luoghi, ai tempi ed alle persone, per non aver altra volontà che quella di Dio; finalmente umiltà profonda e dolcezza inalterabile soprattutto quando trattasi di eretici.

Porremo termine a questo capitolo coll’analisi di un discorso che Vincenzo fece ai suoi intorno alla necessità delle missioni. Dopo di aver stabilito con S. Paolo che ognuno deve camminare sulle pedate della sua vocazione, disse che le missioni sono l’impiego principale della sua congregazione, che non si è incaricata de’ seminari e della cura degli ordinandi se non pel bisogno di. preparare degli uomini propri a conservare i frutti delle missioni, e che in ciò ha imitato i guerrieri i quali, per non perdere una fortezza conquistata a viva forza, pongono in essa buone guarnigioni; che per animarsi a fare delle buone missioni devono pensare che un’ interna voce intima ad ognun di essi: «Uscite, Missionari, andate colà dove io v’ indirizzo: eccovi delle povere animo che vi aspettano: la loro salvezza dipende in parte dalle vostre predicazioni e da’ vostri catechismi…….. Che risponderemo a Dio, proseguiva il Santo, se per colpa nostra accadesse che qualcheduna di quelle povere anime morisse e si dannasse? Non avrebbe forse ragione di rimproverarci esser noi in qualche modo la causa di sua perdizione per non averla assistita quando era in nostro potere di farlo?E non avremmo forse motivo di temere che Dio ce ne chiedesse conto all’ora di nostra morte? All’opposto se corrispondiamo fedelmente alle obbligazioni a della nostra vocazione, non avrem forse ragion di sperare che Dio aumenterà di giorno in giorno sopra di noi te sue grazie, benedirà i nostri lavori, e finalmente tutte quelle anime, le quali col mezzo del nostro ministero avran conseguita l’eterna salvezza, renderanno testimonianza a Dio della fedeltà nell’ adempimento delle nostre funzioni?»

Dopo di aver dedotto dal testo evangelico: Evangelizare pauperibus misit me, che la santificazione de’ poveri fu una delle principali funzioni del salvatore, dimostra a’suoi preti quanto sarebbe per essi pericoloso il trascurare questi membri sì abbietti agli occhi degli uomini, ma sì preziosi a quelli di Dio: applica ad essi quelle parole di S. Ambrogio: Si non pavisti, occidisti. Parole, dice egli, vere quando trattasi dei nutrimento dell’ anima anche più di quando riguardano soltanto quello del corpo; e ne conchiude, che un missionario deve tremare so a causa dell` età, o sotto pretesto d’infermità, si rallenta e dimentica che Dio riposa su di lui per la salvezza de’poveri, perchè la salvezza dei poveri è un affare di cui si è incaricato presso Dio.

Il Santo si obbietta in seguito in nome di coloro che si prendono troppa cura della conservazione della loro sanità, che il lavoro delle missioni può abbreviare i loro giorni. «Ma, replica, qual uomo, al pari di s. Paolo, non bramoso che della morte per essere più presto unito a Gesù Cristo: E che? sarà forse una disgrazia per colui che viaggia in un paese straniero lo accelerare il suo cammino, e lo approssimarsi alla patria? sarà forse una disgrazia per un’ anima fedele andare a vedere e possedere il suo Dio?? e finalmente sarà forse una disgrazia per i missionari andare dare più presto a godere la gloria che il Divin Maestro ha loro comprato ce’ suoi patimenti e colla stia morte? E che? temeremo forse di veder succedere una cosa che non sapremmo desiderare abbastanza, e che accade sempre troppo tardi? Or quel che dico a’ miei preti, lo dico eziandio a quelli che noi sono. Si, miei fratelli, siete al pari di noi obbligati a lavorare per la salvezza de’ poveri; potete farlo a modo vostro e siete a ciò obbligati, essendo con noi membri di un medesimo corpo, in quel modo che tutti li membri del sacro corpo di Gesù Cristo hanno cooperato ognuno per la sua parte all’ opera della Redenzione, poichè se il suo capo fa trafitto dalle spine, i piedi furono forati da’ chiodi, e se dopo la Risurrezione quel sacro capo fu coronato di gloria, i piedi vi hanno partecipato.» Cosi parlava il sant’ Uomo. e dalla prima sua missione fino alla morte non cangiò mai. Diceva che si sarebbe creduto assai felice, se avesse potuto terminare la sua vita accanto ad un cespuglio lavorando in qualche villaggio. Molti ecclesiastici commendevoli per iscienza, per divozione, per qualità, tratti dal suo esempio si associarono a’suoi lavori. «Chi potra, esclama lo scrittore di sua vita, concepire la moltiplicità de’ beni che ne provennero per la gloria di Dio e poi l’utilità della sua Chiesa? Chi potrà dire quante persone, che vivevano in una colpevole ignoranza delle cose della salvezza, sono state istruite nelle verita che erano obbligati di sapere’ Quanti altri, la cui vita marciva nel peccato, ne vennero strappati col mezzo di buono confessioni generali? Quanti odi sradicati, quante usure abandite, quanti matrimoni nulli convalidati, quante restituzioni fatte, quanti scandali tolti? Ma eziandio quanti esercizi di religione, e quante pratiche di carità stabilite in luoghi, uve il nome dì carità e di religione sembrava sconosciuto! Quante elemosine fatte da persone che lino allora erano sembrate inaccessibili alla misericordia! Quante anime per conseguenza santificate, e che in vece della gloria di cui godono oggidì nel seno di Dio sarebbero in mezzo dei demoni nell’ inferno!»

Frutto. Non lasciamo mai di andare alla predica ne’ giorni festivi. Che se il nostro stato non comporta di occuparci nel sacro ministero, recitiamo cinque Pater alle piaghe di Gesù Cristo, affine di ottenere che niuno di quelli che muoiono in questo giorno vada all’

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *