Giorno vigesimoquinto. Sua uniformità al Divino volere.
La confidenza nel Signore portava Vincenzo a riconoscere in ogni cosa i divini voleri, e a questi in ogni cosa uniformavasi. Dal mattino alla sera sembrava dire con S. Paolo: Signore, che volete voi ch’io faccia? e in qual maniera devo io farlo? La malattia e la sanità, la vita o la morte; a libertà e la schiavitù, il guadagno e la perdita, il disprezzo,:Ili obbrobri, tutto gli era uguale, purchè Dio fosse contento. «Non c’ è alcuno di quelli che son qui F presenti, diceva un giorno a’suoi, che non abbia procurato oggi di fare alcune azioni in se stesso buone e sante; ciò nondimeno può essere avvenuto che Dio abbia rigettato quelle azioni, perchè saranno state fatte per movimento della vostra propria volontà E non è questo quello che il profeta dichiarò, quando disse a nome di Dio: io non voglio i vostri digiuni; voi pensate onorarmi in tal modo e fate al contrario: perchè quando digiunate, seguite la vostra propria volontà, con ciò guastate e corrompete il vostri, digiuna Ora ciò che Isaia diceva del digiuno può applicarsi ad ogni altra opera di divozione. La mescolanza della nostra propria volontà guasta le nostre divozioni, i nostri lavori, le nostre penitenze; sono vent’ anni che io non leggo nella santa Messa quella sentenza del Profeta senza esserne turbato. Che cosa bisogna dunque fare per non perdere il nostro tempo e le nostre fatiche? È necessario di non operare mai per movimento della nostra propria inclinazione, per nostro interesse, per nostro capriccio, per nostra fantasia, ma assuefarci a fare la volontà di Dio in tutto; io dico in tutto e non già in parte, perchè si è questo il proprio effetto della u grazia, che rende la persona e l’ azione gradita a Dio.»
Questa conformità alla volontà di Dio era necessaria al Santo per sopportare le croci che Dio gli preparava, sia nella propria persona, sia in quella de’suoi figli. Più di una volta fu visto, come i giusti di cui parla s. Paolo, nell’ indigenza, nell’ oppressione, nella miseria e fra le catene; malgrado questo la sua tranquillità era sempre la stessa. La sola parola Dio lo vuole calmava le sue inquietudini. La peste tolse al Santo sei o sette de’ suoi, i quali lavoravano a Genova; la stessa casa ebbe la disgrazia di perdere una lite molto importante. «Viva la giustizia, rispose Vincenzo al Superiore che gli aveva annunziata questa doppia perdita, bisogna credere ch’essa si trovi nella perdita della vostra lite. Quello stesso Dio che vi aveva dato a degli averi ve li ha tolti sia benedetto il suo santo nome. B un male quel che sembra bene, quando esso si trova ove Dio non lo vuole. Quanta più relazione avremo con nostro Signore spogliato, più ancora avremo parte al suo spirito; quanto più cerchiamo al pari di lai il regno de’cieli per istabilirlo in noi, tanto più s le cose necessarie alla vita ci saranno accordate. Vivete in questa confidenza e non anticipate l’ affanno per gli anni sterili de’ quali parlate: se giungono, non dipenderà al certo da colpa vostra ma da un ordine della Provvidenza, la cui condotta è sempre adorabile. Lasciamoci dunque que guidare dal nostro Padre celeste, e procuriamo sulla terra di non avere che un voler solo con lui.»
Dietro al proverbio che sempre è batte l’aiutarsi un poco, qualcheduno gli scrisse che se voleva la sua congregazione riuscisse ed avesse de’ buoni soggetti. bisognava stabilirla nelle grandi città. Il Santo rigettò ben lungi una siffatta proposizione, dicendo: «Non possiamo fare alcune anticipazioni per istabilirci in qualsiasi luogo, se vogliamo tenerci nelle vie di Dio e nelle usanze della compagnia; perché sino al presente la sua provvidenza ci ha chiamati ne’ luoghi ove appunto noi siamo, senza averlo cercato direttamente nè indirettamente. Ora non può essere che questa rassegnazione a Dio non gli sia molto gradevole, tanto più eh’ essa di strugge i sentimenti umani, che sotto pretesto di zelo e di gloria di Dio fanno sovente intraprendere disegni ch’egli non inspira e non benedice. Egli sa quanto ci conviene, e ce lo accorderà quando sarà il tempo, se ci abbandoniamo quai veri figli ad un sì buon Padre. Certamente se fossimo ben persuasi della nostra inutilità, noi ci guarderemmo dall’ingerirci nella messe altrui prima di essere chiamati, nè di precorrere per preferirei ad altri operai, che forse Dio vi ha destinati.
Fu proposta al santo Sacerdote una cosa vantaggiosissima alla sua congregazione; e sollecitandolo uno de’suoi ad acconsentirvi, diede questa bella risposta. «Faremo bene di non curarci di quest’ affare per ora tanto per infievolire le inclinazioni della natura, la quale vorrebbe che le cose vantaggioso fossero prontamente eseguite, quanto per metterci nella pratica della santa indifferenza, e dar luogo a nostro Signore di manifestarci la sua volontà, mentre gli umilieremo delle preghiere per raccomandargli la cosa. Siate certo che se a lui piace che la cosa si faccia, il ritardo non la guasterà in alcun modo, e che F quanto meno ci sarà del nostro, tanto più ci sarà del suo.»
Dopo aver fatto conoscere che questo spirito d’indifferenza è stato seguito da tutti i Santi: «Spirito che, egli diceva, cotanto stacca dalle creature e sì perfettamente unisce alla volontà del Creatore, il quale consiste nell’essere quasi senza alcun desiderio d’una cosa piuttosto che d’un altra;» il servo di Dio conchiuse che, ad esempio loro, tutto dovrebbe essere indifferente a’suoi missionari: «Voi sapete, diceva, che fra gli operai, di cui parla il Vangelo, alcuni furono chiamati sul tardi, e che costoro nulladimeno furono ricompensati alla sera al pari di coloro che avevano lavorato fin dal mattino: così ci sarà per voi tanto merito aspettando in pazienza la volontà del padrone, quanto ve ne sarà nell’ adempierla allorchè vi sarà significata; purchè voi siate pronti a partire, pronti a restare. Dio sia benedetto di questa santa indifferenza, che vi rende istrumenti motto propri per le opere di Dio.
Frutto. Fermatevi alquanto a considerare ciò che più v’inquieta; e fatene un’ offerta ai Signore, dicendo: sia fatta in ogni cosa la santissima volontà del nostro Iddio.