Il cristiano guidato alla virtù ed alla civiltà secondo lo spirito di San Vincenzo De’ Paoli. Giorno secondo

Francisco Javier Fernández ChentoVincenzo de' PaoliLeave a Comment

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Author: Don Bosco · Year of first publication: 1848.
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Giorno secondo. Sua imitazione di Gesù Cristo.

Il nostro divin Salvatore aveva detto a tutti i fedeli cristiani, che colui il quale cammina dietro a’ suoi passi non cammina nelle tenebre, ed è sicuro di avere un giorno il lume di vita eterna. Perciò invitava tutti a seguirlo, proporselo per modello d’umiltà e di mansuetudine. Persuaso Vincenzo che il discepolo non è perfetto se non quando rassomiglia al suo maestro si prefisse di averlo continuamente dinanzi agli occhi. Lo esprimeva nelle sue parole, nelle sue azioni, seguitando, per quanto ad un mortale è concesso, le vie penose che ci ha insegnato il Salvatore. Lo esprimeva ne’ consigli ch’era obbligato di dare, procurando di non darne alcuno che il Figlio di Dio potesse disapprovare; l’esprimeva colla sua fermezza, calpestando l’amor proprio ed il timore di vedere riprovata la sua condotta da coloro che amano la gloria degli uomini più di quella di Dio; colla sua sottomissione, ricevendo il bene ed il male con perfetta indifferenza; col suo zelo per la salvezza delle anime, risoluto di correre, e di far correre in traccia della pecorella smarrita per sino alle porte dell’ inferno, se poteva sperare di riacquistarla; colle sue mortificazioni sempre coll’attenzione rivolta a quel Dio penitente a cui ne’ suoi giorni mortali mancò una pietra ove posare il capo. Finalmente l’esprimeva così bene in tutta la sua condotta che un sacerdote il quale ebbe la sorte di godere della stia dimestichezza per lo spazio di cinquant’anni, confessò di non averlo mai udito a dire parola o fare cosa alcuna che non fosse in ordine a Dio.

Un celebre Dottore avendo dimandato a qualcuno che aveva conosciuto particolarmente il Santo, quale era stata la sua propria e particolare virtù, rispose, ch’ era l’ imitazione di Gesù Cristo, che il Divin Salvatore era stato la sua regola eterna, ed il libro da lui consultato in tutte le sue azioni. Avrebbe potuto soggiungere eh’ egli l’apriva a’ dotti del pari che agi’ ignoranti, ai re egualmente che a’ sudditi. Luigi XIII ne fece la prova nell’ ultima sua malattia. Quel principe fece venire a se Vincenzo. Il Santo per annunziargli la morte, che una malintesa politica nasconde quanto può agli occhi dei grandi del secolo, gli disse avvicinandose gli: «Sire, colui che teme Dio si trova bene negli ultimi momenti: Timenti Dominum! bene erit in extremis.» Quest’introduzione non sorprese un re assuefatto a nudrirsi colle più belle massime della Sacra Scrittura, terminando la sentenza tranquillamente rispose: Et in die defunctionis suae benedicetur. Sembrava che due cose occupassero quel principe; la conversione de’ protestanti e l’elezione alle dignità ecclesiastiche, di cui se ne fa un onore in vita, e che costa tal fata ben caro in punto di morte.

Scorgendo dalla sua camera il luogo ove dovevano le sue ceneri dopo la sua morte essere riunite a quelle de’ suoi predecessori, disse: Io non uscirò di qui che per andare colà. Vincenzo non lo perdette mai di vista duranti gli ultimi giorni di sua vita: lo confortò ad elevare lo spirito ed il cuore a Dio, dove gli stavano preparati troni e ricchezze assai più durevoli che le terrene non sono. Quel principe il quale vedeva con occhio intrepido approssimarsi l’ultimo suo momento, dimandò al nostro Santo quale era il miglior modo di prepararsi alla morte: «Sire, rispose Vincenzo, si è d’ imitare quello con cui Gesù Cristo si preparò alla propria, e di sottomettersi interamente e perfettamente, come egli fece, alla volontà del Padre celeste.» Non mea voluntas sed tua fiat. O Gesù, ripigliò quel monarca cristianissimo, e spirò con questi buoni sentimenti fra le braccia del nostro Santo, il giorno nel qual trenta anni addietro era salito sul trono.

Così Vincenzo ebbe ognor presente il Figlio d’Iddio per servirsene di modello; ed appunto per ricopiare più esattamente Gesù Cristo annichilato fuggiva fino l’ ombre di ostentazione! pubblicava ovunque la bassezza de’suoi natali, si qualificava per ignorante, e detestava la pompa delle parole ed il fasto della mondana eloquenza.

«Nostro Signor Gesù Cristo, soleva dire, poteva dare un grande splendore alle sue azioni, ed una sublime virtù alle sue parole; non volle farlo; fece anche di più, poichè per confondere maggiormente il nostro orgoglio colle sue ammirabili umiliazioni, ha voluto che i suoi discepoli facessero assai più di quel che egli non fece; e perché ciò? perchè volle essere superato nelle azioni pubbliche, per ispiccare nelle più abbiette e nelle più umili di cui gli uomini non conoscono il pregio; vuole i frutti dell’Evangelio, e non vuole le acclamazioni del mondo. Ed oh! perchè non seguitiamo l’esempio di quel Divino Maestro! perchè cediamo sempre il vantaggio agli altri! perchè non scegliamo il peggiore ed il più umiliante per noi! Essendo questo certamente il più gradito agli occhi del nostro Signore, unico scopo a cui dobbiamo tendere. Da quest’oggi risolviamo adunque di seguirlo e di offerirgli i piccoli sacrifizi. Diciamo gli, e diciamolo a noi stessi…. Fra due pensieri che potranno venirmi alla mente, io non produrrò all’esterno che il minore per umiliarmi, e riterrò nascosto il più bello per farne un sacrifizio a Dio nel secreto del mio cuore. Sì, è una verità del vangelo, che nostro Signore non si compiace maggiormente quanto nell’ umiltà del cuore e nella semplicità delle parole e delle azioni. Ivi risiede il suo spirito e invano lo cercheremmo altrove. Se volete dunque trovarlo, fa di mestieri rinunciare all’affettazione ed al desiderio di comparire, alla pompa dello spirito non che a, quella del corpo, e infine a tutte le vanità e a tutte le soddisfazioni della vita.» Per tal maniera Vincenzo seguitava il’ gran modello della vera virtù, il fonte di ogni santità, l’ Uomo Dio Cristo Gesù.

Siccome l’uomo è nato per amar Dio e far del bene al suo simile, così noi vedremo tutti i pensieri di Vincenzo intenti a questi due oggetti, Dio per amarlo, prossimo per beneficarlo. Transibat benefaciendo.

Frutto. Bisogna risolversi ad imitare G. C. e seguirlo ne’patimenti; altrimenti non verremo giammai a partecipare della sua gloria. Qui vult gaudere cum Christo oportet pali cum Christo.

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