Giorno primo. Carattere di S. Vincenzo de’Paoli
Il carattere dell’uomo si deve considerare sotto tre aspetti;. in quanto al corpo, al cuore ed allo spirito. Onde noi per farci un’idea esatta di Vincenzo lo considereremo relativamente al corpo, al cuore, ed allo spirito.
Quanto al corpo. La sua statura era mediocre ma ben proporzionata, aveva il capo grosso, la fronte ampia, gli occhi vivaci, lo sguardo dolcissimo, il portamento grave e un’aria di affabilità sortita dalla natura ma abbellita dalla virtù. Nelle sue maniere e nel suo contegno manifestavasi essere quella ingenua semplicità che annunzia la pace e la rettitudine del cuore. II suo temperamento era bilioso e sanguigno, e la sua complessione molto robusta. Andando da Marsiglia in Narbona fu fatto schiavo, e ferito con un colpo di freccia da’ corsari che s’ impadronirono dell’equipaggio francese. Il soggiorno fatto in Tunisi aveva sensibilmente alterata la sua complessione poichè dopo il suo ritorno in Francia pativa assai l’impressione dell’aria, e in conseguenza molto soggetto agl’incomodi della sanità.
Quanto al cuore. Avealo nobile, generoso, tenero, liberale, compassionevole, costante negl’improvvisi accidenti, intrepido quando si trattava dell’obbligo suo: sempre in guardia contra le seduzioni degli onori, sempre aperto alla voce dell’indigenza, per cui non mai mostrò freddezza o mal animo; anzi pare che egli solamente sia vissuto a sollievo de’bisognosi, a soccorso degl’infelici. Questa bontà di cuore lo strinse in amicizia con tutti quelli che professavano di amare solidamente la virtù. Nulladimeno Egli aveva un impero così assoluto sulle proprio passioni che appena lasciava scorgere ch’Egli n’avesse. Padre tenero, ma regolato nella sua tenerezza, aveva ugualmente a cuore qualunque de’figli della sua congregazione; e nella sua famiglia, benchè numerosa, non vi fu mai chi desse gelosia a’suoi fratelli. Si può con sicurezza accertare, da molto tempo non essere stato uomo impegnato al par di lui in ogni sorta d’affari; obbligato a trattare un numero infinito di persone di ogni specie, d’ogni condizione, esposto incessantemente ad occasioni le più delicate e pericolose, la cui vita non solamente sia stata sempre lontana da ogni sospetto, ma universalmente applaudita.
Quanto allo spirito. Avealo molto esteso, circospetto, atto a grandi cose, e difficile ad essere sorpreso. Allorchè Egli si applicava seriamente in un affare ne penetrava tutte le relazioni, e ne discopriva tutte le circostanze piccole o grandi: ne prevedeva gl’inconvenienti e le conseguenze, evitava quanto il poteva di manifestare al momento il suo parere; avanti di esprimerlo pesava le ragioni favorevoli ed opposte, consultava Dio colla preghiera e conferiva con coloro che per esperienza erano in grado di comunicargli de’lumi. Questo carattere assolutamente opposto a tutto ciò che ha nome di precipitazione lo tenne lontano da ogni passo falso; la qual cosa gli aprì la strada a far gran bene. Nè già si affannava o si spaventava dalla moltitudine o sulle difficoltà degli affari; anzi li seguitava con forza di spirito superiore ad ogni ostacolo, vi si applicava con una sagacità illuminata, ne portava il peso, le cure, la lentezza con una tranquillità di cui solo le grandi anime sono capaci. Allorchè gli conveniva trattare di qualche materia importante, Egli ascoltava con molta attenzione quelli che parlavano senza giammai interromperli, e se qualch’uno gli troncava il discorso, Egli fisso in quell’alto principio di umiltà e di civiltà, di tacere quando altri parla si fermava al momento, e finchè non avesse cessato di parlare osservava il silenzio, e tosto chè cessato erasi di parlare prendeva il filo del proprio discorso con una pazienza di spirito ammirabile. I suoi raziocini erano giusti, pieni di nerbo e precisi, si esprimeva con una certa eloquenza naturale propria a commuovere e a trar seco coloro che l’ ascoltavano, sapeva tutto quando si trattava di condurli al bene. Esponeva le quistioni più difficili con tanto ordine, con tale chiarezza, massimamente circa le materie spirituali ed ecclesiastiche, che faceva maravigliare i più esperti. Consumato nella grand’arte di accomodarsi a tutti i caratteri e di eguagliarsi a tutte le capacità Vincenzo balbettava co’ fanciulli, e parlava il linguaggio della più sublime ragione coi perfetti. Nelle discussioni poco importanti l’uomo mediocre si credeva a livello con lui nel maneggio de’ più grandi affari; i più belli ingegni del suo secolo non lo trovaron mai inferiore ad essi.
Il sant’Uomo ora nemico del parlare ambiguo e tortuoso, diceva le cose come le pensava, mala sua sincerità nulla aveva che ferisse la prudenza.
Egli sapeva tacere quando credeva inutile il parlare, nè gli sfuggiva parola che indicasse asprezza o poca stima, o poca carità per qualsivoglia persona. In generale il suo carattere era alieno dalle singolarità, dalle imitazioni o dalle novità. Egli aveva per principio che, quando le cose vanno bene, non bisogna cangiarle facilmente sotto pretesto di migliorarle, seguitava le usanze e i sentimenti comuni, principalmente in materia di Religione. « Lo spirito umano, diceva, è pronto a ed irrequieto; gli spiriti vivaci e più illuminati non sono sempre migliori se non sono de’più circospetti: si cammina sicuramente seguitando le pedate impresse dalla moltitudine de’ Saggi.»
Non si fermava all’esterno delle cose, ma ne esaminava la natura, il fine e le dipendenze, e per una squisitezza di buon senso, che dominava in lui, distingueva perfettamente il vero dal falso, il buono dal cattivo ed il migliore dal mediocre, anche quando si presentava a lui sotto le stesse forme ed apparenze. Da ciò nasceva in lui un talento singolare per discernere gli spiriti, e una sì grande penetrazione per cogliere le buone o le cattive qualità di coloro de’quali era obbligato a rendere ragione, che il signor Tellier cancelliere di Francia, non ne parlava che con ammirazione.
Vincenzo conducevasi in modo da far dire di lui ch’era esatto osservatore d’ogni maniera di giustizia. Nemico dell’ accettazion di persone nella distribuzione de’benetizi,fu veduto rimproverare in pieno consiglio la scelta d’un prelato, ed il successo fece conoscere che egli aveva ben ragione di opporvisi. Zelante per la riputazione del prossimo, se qualche volta era costretto d’udir parlare degli altrui difetti, aveva una santa destrezza per cancellarne l’impressione, dicendo della persona colpevole tutto il bene che era a sua cognizione. Esatto tino allo scrupolo sopra i più piccoli danni che aveva potuto cagionare, s’imputava anche i casi fortuiti. Il suo cocchiere avendo impensatamente rovesciato alcuni pani, Vincenzo, per timore che fossero meno vendibili, feceli pagare al momento. Potrei citare altri fatti di questo genere, ma essi potrebbero sembrare troppo minuti a chiunque non sa che il Figlio d’Iddio li autorizza, allorchè ha lodato il dono di un bicchier d’acqua fresca ed una elemosina di due oboli.
Quel servo d’Iddio non era simile a quei favoriti che fanno commercio e mettono a profitto le grazie del Principe, vendendo ben caro ciò che nulla loro costa. il Governatore d’una città ragguardevole lo pregò di fargli qualche buon ufficio alla corte, e gli promise, per impegnarvelo che sosterrebbe i Missionari del luogo, lo stabilimento de’ quali era contraddetto da persone assai potenti. «Vi servirò potendolo, rispose Vincenzo, ma perciò che riguarda l’affare de’Signori della Missione, vi prego di lasciarlo in mano di Dio; preferisco ch’essi non siano nella vostra città, piuttosto, che vederveli col favore e coll’autorità degli uomini..»
Nemico della discordia e de’ litigi si sforzava di conciliare gli animi; dal momento ch’ei sapeva che due famiglie erano al punto d’inimicarsi correva di subito e adoperavasi a tutte guise per rappacificarle. Diceva che un litigio era un boccone di dura digestione, e che il migliore non vale un accomodamento. «Noi litighiamo il meno che possiamo, scriveva ad un de’suoi che spontaneamente si era inoltrato in un affare ch’era ito a male; e quando noi siamo costretti a litigare, ciò avviene dopo aver preso consiglio e al di dentro e al di fuori; amiamo meglio perdere del nostro, che scandalizzare il prossimo.» Dio ciò non ostante ha permesso ch’egli avesse alcune liti, ne guadagnasse, e ne perdesse, ma la Provvidenza voleva formare di lui un modello per tutti gli stati; e quello de’litiganti ha bisogno di grandi esempi. La sua condotta era ammirabile nelle liti. Allegava tutto ciò ch’era favorevole per la parte contraria, senza nulla omettere, e faceva risaltare le lor ragioni tanto bene, e forse assai meglio di quel che avrebbe fatto lo stesso avversario. Riguardava le sollecitazioni quali mezzi poco conformi all’equità; diceva che un giudice che teme Dio non ha alcun riguardo; ch’egli stesso quand’era nel consiglio della Regina non faceva nessun conto delle raccomandazioni, e si contentava d’ esaminare sela cosa richiesta era giusta o no. Risparmiava l’interesse di coloro che l’attaccavano più assai del proprio, e pagò pure una volta le spese di una lite che aveva guadagnato; di più nudri i litiganti, li alloggiò,e loro diede il denaro per tornarsene a casa.
Per ultimare il suo ritratto basterà aggiungere, ch’egli si era proposto Gesù Cristo a modello; attingeva nel Vangelo tutta la sua morale, tutta la sua civiltà, tutta la sua politica, e,coloro che l’hanno frequentato di più riguardarono come per sua insegna particolare quelle parole che un eccesso d’amore gli fece una volta pronunziare: non trovo cosa che mi piaccia se non in Gesù Cristo. Tale era, a giudizio di coloro che al suo tempo eran più tenuti in pregio e più in grado di ben conoscerlo, l’Institutore della congregazione della Missione; e benchè grande sia l’idea che ne abbiam dato, si vedrà in seguito nel corso di quest’opera, non aver noi fatto altro che tenuemente accennare il complesso di sue virtù.
Frutto. Un divoto atteggiamento della persona, la riserbatezza nel parlare sono le due basi sopra cui noi possiamo formarci un carattere cristiano e religioso, procurando però che le parole e le azioni siano sempre regolate secondo le massime del Vangelo.