Il cristiano guidato alla virtù ed alla civiltà secondo lo spirito di San Vincenzo De’ Paoli. Giorno decimo

Francisco Javier Fernández ChentoVincenzo de' PaoliLeave a Comment

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Author: Don Bosco · Year of first publication: 1848.
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Giorno decimo. Dell’ eguaglianza del suo spirito.

Quella situazione del corpo e dell’anima, per cui un uomo, qualunque cosa succeda, resta sempre tranquillo, sempre simile a se stesso «è meno, dice Vincenzo, una virtù particolare, che uno stato il quale suppone il complesso di tutto te virtù. E questo un raggio, uno zampillo che sgorga all’ esterno dalla pace e dalla bellezza dell’ interno.» Un cristiano che a forza di travaglio, di mortificazione, di uniformità agli ordini di Dio, è giunto a questo segno, padroneggia se stesso, e persevera tranquillo in tutti i casi della vita. Checchè s’egli possa dire o fare, nulla lo scuote. Sia pure oppresso dagli attiri, abbia dalla mano di Dio i colpi meno previsti, sia dimenticato, disprezzato, schiacciato da coloro che ha amato e ricolmato di onori, il suo cuore è sempre nello stesso stato, la sua fronte egualmente serena, le sue parole dirette sempre dalla moderazione, la voce stessa non cangia tuono, e sembra essere anticipatamente ciò che saranno un giorno gli eletti in quello stato felice, ove non esiste più alterazione nè vicissitudine.

Questo ritratto è quello del nostro Santo; da’suoi più teneri anni fino all’ultima vecchiezza la sua divozione, la sua religione, la sua carità non si smentirono mai. Non si videro in lui quelle interruzioni di virtù, quegli oscuramenti di fervore quali si scorgono tanto frequenti negli altri; camminava sempre d’egual passo nella via della perfezione, attirando con se tutti coloro che si trovavano sul suo cammino.

A questa prima eguaglianza bisogna aggiungere quella ch’egli ebbe nell’esecuzione di un sì gran numero di sante imprese, che effettuò pel bene della Chiesa e dello Stato. Senza posa egli fu applicato al servizio dei poveri, all’ istruzione de’popoli, a’mezzi di perfezionare lo stato ecclesiastico. Noti abbandonò mai un’opera buona quando,volle incominciarne una migliore, le sostenne e te seguitò tutte fino alla fine. Le contraddizioni, le traversìe, le persecuzioni fortificarono il suo coraggio in vece di smoverlo; volle costantemente ciò che credette Dio volesse da lui, ma lo volle con una pace, che possedono le sole anime grandi.

La sua eguaglianza lo seguitò fino nell’ ineguaglianza degli impieghi ch’esercitò; gli onori non cangiarono i suoi costumi, nè la sua condotta esteriore. L’aria della corte, da cui tanti restano abbagliati, non fece alcuna impressione in lui. I cortigiani, i prelati, gli ecclesiastici ed altre persone gli rendevano per istima grandi onori; egli li riceveva con profonda umiltà e con molta dolcezza. Un vescovo trovandolo così umile, così disposto a rendere servigio a tutti coloro che abbisognavano di lui, come lo era avanti d’essere chiamato alla corte, lo dipinse con queste due parole che racchiudono un gran senso: il signor Vincenzo è sempre il signor Vincenzo. Aia nulla fece meglio conoscere l’eguaglianza del suo spirito quanto le disgrazie che sopportò. Questi scogli sì funesti alla virtù di tanti altri non servirono che a dare un nuovo lustro alla sua. Fece egli più perdite nello spazio di dieci o dodici anni, di quelle che ordinariamente se ne facciano in un secolo. molte delle sue case non avendo altre rendite che quelle stabilite sopra i sussidi, i carri ed altri fondi simili, si veniva a dirgli ch’era stato ritagliato talvolta uno o due quadrimestri, talvolta un’ annata intera: veniva a sapere che un podere era stato saccheggiato; inoltre la morte gli mieteva sette od otto de’suoi operai, e ciò ne’paesi ove era difficile ed anche impossibile il sostituirne degli altri. In tutto queste occasioni che seguendosi ila vicino sogliono far perdere l’equilibrio del nostro animo, non si sentiva dire che queste parole: sia lodato Iddio; bisogna sottometterci alla sua volontà, accettare tutto ciò che a lui piacerà d’inviarci.

Abbiamo alcuni tratti notabili sull’ eguaglianza del suo animo. Ricevette una volta alla distanza di due passi dalla sua casa uno schiaffo da un uomo che aveva urtato in passando. Il Santo essendosi gittato a’ piedi di colui, che l’aveva sì oltraggiosamente trattato, gli presentò l’ altra guancia dimandandogli perdono. Gli abitanti del sobborgo che erano stati testimoni dell’insulto e che avevano molto rispetto per Vincenzo loro signore e loro padre, s’affollarono intorno a lui. Al primo segno, ch’egli avesse fatto, il suo ingiusto aggressore sarebbe stato posto nelle prigioni di giustizia del territorio sul quale aveva fatto l’insulto; ma quello stesso uomo, sia che fosse stato spaventato dalla moltitudine che alto gridava, sia che la profonda umiltà del santo Prete gli avesse fatto sentire l’indegnità della sua azione, si gettò a sua volta a’ piedi del Santo dimandandogli perdono. Un signore che era andato a chiedergli per suo tiglio un benefizio quale non aveva potuto ottenere, lo trattò molto male sulla soglia della sua casa in presenza di tutti coloro che ivi si trovavano: «Avete ragione, signore, gli disse il sant’ Uomo gettandoglisi a’ piedi; io sono un disgraziato ed un peccatore.» Quel signore sorpreso di un passo a cui non si attendeva, fece un salto e gettossi nella sua vettura. Il Santo si alzò, corse dietro a lui e lo salutò. Quanto è penosa alla natura umana una tale condotta!Quale virtù si richiede per formarne il piano! Quanta eguaglianza d’animo per eseguirlo! Ma quante risse, quante discordie, si estinguono con un tale procedere!

Frutto. Chi non si cura di acquistare questa eguaglianza e questa tranquillità di spirito non avrà mai con se lo spirito del Signore. Non in commotione Dominus.

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