III – I sette fondatori delle Conferenze di S. Vincenzo
In Italia, guando si parla o si pubblica qualcosa sulle Conferenze Maschili di S. Vincenzo De Paoli, si usa riferire l’opera ad un nome solo: Federico Ozanam, Servo di Dio, la cui causa di beatificazione é stata introdotta a Roma il 12 gennaio 1954.
Ma ció non é giusto né leale.
Ormai la lunga e lacrimevole polemica al riguardo non dovrebbe piú sussistere. Polemica dei successori, non dei fondatori, tutti profondamente permeati dí spirito di fede e di umiltá. La dichiarazione «ufficiale» del Consiglio Generale del 1856 é il riassunto storico piú veridico della fondazione delle Conferenze Maschili: «Se la storia della fondazione ha dovuto essere fatta, essa appare esattamente esposta nel Manuale della Societá e specialmente nelle considerazioni preliminari del Regolamento e nella Circolare dei Vicepresidenti Generali dell’11 giugno 1844, edil Consiglio Generale crede di dover dichiarare che non ne riconosce altra. Se poi alcuni membri hanno preso una parte piú attiva alla sua organizzazione, non é force giusto dire che in fondo é un movimento di pietá cristiana che li ha riuniti? Che nessuno in particolare si puó attribuire l’origine della Societá? E che, se é stata guidata sin dall’inizio dalla esperienza e dall’autoritá di cristiani giá esperti nella pratica delle opere buone, essa de- ve il suo sviluppo e fioritura ad uno slancio di caritá, partito dal cuore della gioventú cattolica?».
Quali persone furono dunque celate sotto la dichiarazione del Consiglio Generale del 1856? Allora era facile intuirlo. Cinque almeno dei primi sette partecipanti alla prima riunione delle Conferenze di Caritá erano ancora in vi- ta. Mancavano soltanto Ozanam e Clavé, ambedue morti nel corso dell’anno 1853. Oggi invece un secolo e mezzo di distanza ce li ha resi lontani, affievolendoli nella nebbia del tempo ed un nome solo ha preso via via risalto: Federico Ozanam.
Contribuí a questo fatto il posto da lui tenuto alla Sorbona, come professore valente nella cattedra di letterature estere. Contribuí la sua oratoria affascinante, che lo faceva scegliere come oratore ufficiale in ogni buona occasione. Contribuí la sua santitá di vita ed il suo zelo nel soccorrere i poveri e per l’opera delle Conferenze. Contribuirono anche i suoi parenti (fi fratello sacerdote ne scrisse la biografia), che curarono la pubblicazione dei suoi scritti.
Molteplici sono state dunque le cause.
Vediamo di riproporre, dopo 160 anni, a quanti si occupano di caritá organizzata, ma privata, il volto dei sette fondatori delle Conferenze, di Suor Rosalia Rendu, Figlia della Caritá, che tenne come a Battesimo la loro Opera, e dei primi compagni che li affiancarono nel tiene.
L’arrivo di Federico a Parigi
Quasi subito Federico Ozanam, pur abitando presso lo scienziato lionese Andrea Maria Ampére, in via des Fossés S. Victor, prese a frequentare il cenacolo dei giovani di Bailly e vi condusse pure Francesco Lallier, con fi quale aveva stretto amicizia.
Poco dopo prese a frequentare il foyer Bailly anche uno studente di Diritto, Paolo Lamache.
Sembra che Federico avesse fin d’allora concepito il progetto di un’associazione di giovani studenti, ma non di natura caritativa, bensi di studio. In una delle sue lettere giovanili scrive all’ amico Ernesto Falconnet: «Tu sai quale era prima della mia partenza da Lione l’oggetto di tutti i miei voti: tu sai che bramavo di formare un circolo di amici, che lavorassero insieme all’edificio della scienza, sotto il vessillo del pensiero cattolico».
Purtroppo peró, le riunioni giovanili presso il Prof. Bailly non erano formate soltanto da elementi cattolici, ma vi prendevano parte anche studenti di tendenze materialiste, volterriane e sansimoniste. «Tutti godono della massima libertó —scriveva Ozanam all’ amico Falconnet— e cosi vengono suscitate grosse questioni, e dei filosofi imberbi vengono a chiedere conto al Cattolicesimo delle sue dottrine e delle sue opere. Allora, prendendo l’ispirazione del momento, uno di noi fa fronte all’attacco e sviluppa il pensiero cristiano mal- compreso… É soprattutto la portata scientifica e sociale del Vangelo che si discute qui. La lizza é aperta a tutte le opinioni e perfino i sansimonisti sono ammessi alla tribuna!».
In un clima siffatto le diatribe divenivano talvolta accese ed Ozanam, che fu sempre uno dei piú battaglieri del gruppo cattolico, per non trovarsi a corto di argomentazioni, aveva formato con Lallier, Lamache e pochi altri, un comitato, per studiare in antecedenza le questioni proposte e le ragioni da opporre alle obiezioni contro la Chiesa.
L’idea-madre di Augusto Letaillandier
Tra í giovani di indiscussa fede cattolica vi era Augusto Letaillandier, alieno dalle discussioni, il quale contestando che le controversie portavano poco frutto e meno che mai convertivano gli amici lontani, disse un giorno a Lallier: «lo preferirei delle riunioni, dalle quali fossero bandite le lotte e le controversie e che fossero formate esclusivamente da giovani cattolici, i quali si occupassero insieme e sol- tanto di opere buone!».
Era l’idea-madre delle Conferenze di carita, era il granellino di senape gettato nel solco. Lallier tuttavia, Ozanam e Lamache, a cui fu partecipata l’idea, presi dall’ansia di essere in grado di rispondere a tono al volterriani e sansimonisti, non se ne mostrarono a tutta prima molto entusiasti. Fu solo dopo una ennesima violenta diatriba, in cui un avversario del Cristianesimo aveva dimostrato la parentela dello scetticismo di Lord Byron con quello di Voltaíre, attaccando senza posa la Chiesa e la fede cattolica, che Ozanam se ne sentí stomacato ed uscendo disse a Lamache ed a pochi altri amici: «Com ‘é triste vedere il Cattolicesimo e la nostra Santa Madre Chiesa cosi attaccata, travisata, calunniata! Rimaniamo
sulla breccia per far fronte agli attacchi, ma non sentite anche voi come me il desiderio, il bisogno di avere, al di fuori di questa Conferenza militante, un’altra associazione, formata exclusivamente da amici cristiani e tutta dedita alla carita? Non vi sembra che sia ora di unire l’azione alla parola e confermare con delle opere la vitalitá della nostra fede?».
L’idea di Augusto Letaillandier veniva cosi ripresa e per realizzarla, di comune accordo, fu incaricato Ozanam di andare a chiedere il consiglio e l’appoggio del Prof. Emanuele Bailly.
La prima riunione, 23 aprile 1833
Il Prof. Bailly fu oltremodo contento della risoluzione dei suoi giovani migliori, sia perché vedeva rinascere un tentativo di caritá a domicilio, giá fatto da lui alcuni anni prima (lc); sia perché vedeva accontentata la sua giovane sposa, che lavorava nelle Dame di Caritá di Suor Rosalia Rendu e che desiderava il contributo maschile per le visite ai poveri. «Gli uomini —diceva— si possono fare rispettare di piú!».
Capita sempre che qualche povero si comporti in modo sgarbato.
Tuttavia l’esperto direttore di giovani e buon cristiano, mandó Ozanam ed i suoi amici dal parroco di S. Etienne-duMont, Don Olivier, futuro Vescovo di Evreux, per un’ulteriore approvazione.
Il parroco accolse benevolmente i giovani, ma, sentite le loro proposte di apostolato caritativo, non fu dello stesso parere e suggeri loro di consacrarsi piuttosto all’opera del catechismo, specialmente tra i fanciulli poveri della parrocchia.
Non era quella la via del Signore, benché sommamente utile. I giovani volevano adottare un’opera sociale, di interesse piú generale, e che uscisse dal recinto delle chiese, per avvicinare i derelitti nelle loro abitazioni stesse, come aveva fatto S. Vincenzo De Paoli. L’iniziativa pareva facilmente conciliabile con i loro studi, mentre il catechismo doveva essere fatto in giorni stabiliti ad orario fisso.
Fu da questa incomprensione iniziale forse col parroco di St. Etienne-du-Mont, che nacque una istituzione laica di caritá, che non ha mutato volto nemmeno oggi.
Raccolti dunque attorno al Prof. Bailly, anima imbevuta fino al midollo di spirito vincenziano, Ozanam ed i suoi amici stabilirono allora di fondare un’associazione affatto nuova, il cui scopo fosse l’esercizio della caritá con la visita ai poveri a domicilio.
La prima riunione fu tenuta esattamente il 23 aprile 1833, alle ore 20, nella sede della Tribune Catholique, il periodico di cui Bailly era ‘proprietario e nello stesso tempo principale redattore. Nella saletta che serviva da redazione, erano presentí sette confratelli, i primi sette di un yero esercito futuro, elencati per ordine di etá dalle Origines di Lallier:
1) Sig. Emanuele Giuseppe Bailly, professore di filosofía, coniugato, di anni 40, presidente fin dalla prima riunione. Era colui che doveva dare fi timbro e la caratteristica vincenziana alla nuova opera, dirigendola per oltre 11 anni come moderatore supremo e stendendo i Preliminari al Regolamento, di grande importanza.
2) Sig. Paolo Lamache, di anni 22, studente di Diritto. Proveniva da Sainte Mire l’Eglise (La Manche).
3) Sig. Felice Clavé, di anni 22, studente non si sa di quale facoltá. Proveniva da Tolosa.
Sig. Augusto Letaillandier (oppure Le Taillandier), di anni 22, studente di Diritto. Proveniva da Rouen.
4) Giulio Devaux, di anni 21, studente di Medicina. Sará il primo tesoriere o cassiere della Societá. Proveniva da Colombiéres (Calvados).
5) Federico Ozanam, di anni 20, studente di Diritto. Proveniva da Lione.
6) Francesco Lallier, di anni 19, studente di Diritto. Sará fi secondo prezioso segretario della Socíetá, che stenderá i verbali delle sedute a partire dal 17 dicembre 1835 e per incarico del Bailly comporrá il Regolamento approvato quell’anno stesso. Proveniva da Joigny (Yonne).
Le Origines avvertono: «Non ne manca alcuno!». L’ottavo membro fu infatti Gustavo de la Noue, presentato da Lallier ed fi nono Luigi Le Prévost, futuro fondatore dei Fratelli di S. Vincenzo.
Poi le nuove reclute si moltiplicarono. Dopo i primi due, ricevuti subito alla terza o quarta riunione, furono ammessi Emanuele de Condé, presentato dal Bailly, Carlo Hommais, presentato da Lallier, Enrico Pessonneaux, cugino di Ozanam, Chaurand e Gignoux, presentati da Ozanam, tutti studenti.
Nessuno evidentemente ahora pensava che fosse nata una grande Opera, di cui Bailly era il primo presidente.
Ozanam non sará mai presidente, nemmeno guando il Bailly si ritirerá nel 1844. Sará uno dei vicepresidenti e dirigerá la Conferenza parrocchiale di S. Etienne-du-Mont, ma diverrá presto il membro piú íllustre della Societá e piú zelante. Egli porterá anche sulla cattedra della Sorbona fi suo entusiasmo per la caritá e l’amore ai poveri.
Sará soprattutto l’anima che terrá desta la fiamma nei suoi confratelli.
Il credito materno di Suor Rosalia
Fin dalla prima riunione i Confratelli adottarono all’unanimitá fi nome di Conferenze di Caritá di S. Vincenzo De Paoli.
É facile vedere in questa iniziativa il suggerimento del Bailly. Nella seduta poi del 4 febbr. 1834, Le Prévost chiese che S. Vincenzo fosse nominato Patrono dell’Associazione e la sua festa fosse celebrata solennemente.
Nella stessa riunione Ozanam chiese che i Confratelli si mettessero sotto la protezione della Madonna e, fra i titoli mariani proposti, prevalse quello dell’Immacolata Concezione, dogma oramaí prossimo alla Definizione Dogmatica. Anche la festa dell’Immacolata sarebbe stata celebrata solennemente.
Riguardo all’ aiuto da portare ai poveri, fin dalla prima riunione fu deciso che non sarebbe stato elargito in denaro, ma in generi di consumo, per mezzo di «buoni» a stampiglia propria della Societá, presso diversi fornitori. Tuttavia, non disponendo ancora di buoni propri e nemmeno di una lista di poveri da visitare, si decise di chiedere a Suor Rosalia Rendu «la mamma dei poveri» del quartiere, un elenco di bisognosi e un credito di buoni. Il credito fu subito concesso con gioia, fu sempre regolarmente pagato alla Suora e duró fino al febbraio del 1835, guando l’Associazione ebbe i propri buoni, stampati appositamente.
Dal canto suo Suor Rosalia trovó subito un appoggio fraterno nei giovani della Conferenza, che l’aiutarono volentieri nelle diverse mansioni del suo apostolato di caritá. Per esempio, il 6 magg. 1834, Suor Rosalia chiese dei giovani volenterosi che andassero a insegnare l’ortografia a tre operai: caritá squisita anche questa. I giovani risposero felici all’ appello.
Un’usanza, divenuta poi tradizione, fu inaugurata nella prima riunione, quella di far la questua tra i presenti. Mora fu adoperato semplicemente un cappello, nel quale ciascuno segretamente depositó la «parte dei poveri», di cui disponeva la sua borsa.
La riunione poi fu chiusa con la recita del Sub tuum Praesidium… in onore della SS. Vergine.
L’Associazione pareva ben stabilita fin dai suoi primi passi.
Nel novembre del 1833, dopo le vacanze estive, i Confratelli si ritrovarono in 25. Nel dicembre del 1834 erano 100. Verso la fine del 1835, 250.
Inoltre, fin dal dicembre 1833, al Tesoriere Giulio Devaux, era stato aggiunto come aiuto, Chaurand, fi quale cominció a registrare i brevi verbali delle riunioni settimanali.
Crescendo fi numero degli aderenti, si pensó presto di dividere la Conferenza in diverse sezioni e questo avvenne tra fi febbraio ed fi maggio del 1835. Non solo, ma si sentí anche il bisogno di avere sulla carta un Regolamento provvisorio, che spiegasse ai nuovi soci le finalitá dell’Associazione, lo spirito e le norme di comportamento.
Il Presidente, il Sig. Bailly, affidó quest’incarico al nuovo segretario, Francesco Lallier, nel 1835. Egli stesso ne rivide la bozza, aggiunse dei Preliminari assai utili, e presentó fi Regolamento scritto nella riunione dell’8 dic. 1835.
In quella stessa riunione nacque spontaneamente fi Consiglio Generale, che avrebbe dovuto coordinare fi lavoro delle singole sezioni giá esistenti e di quelle future.
Il Consiglio risultó formato come segue: Presidente: Prof. Emanuele Bailly Vice-Presidente: Luigi Le Prévost Segretario: Brac de la Perriére
Tesoriere: Giulio Devaux
A Federico Ozanam fu affidata la presidenza del Gruppo di St. Etienne-du-Mont.
Rinnovamento della predicazione a Notre-Dame (1834)
Non avrei esaurito fi campo di ricerca di questo capitolo, se non facessi un cenno, almeno come appendice, alle conferenze apologetiche in Notre-Dame.
Stanchi di una predicazione che non aveva saputo, in 100 anni, rinnovare i suoi temi, le sue argomentazioni ed suo stile, i fedeli desideravano lezioní piú vive e piú adatte alle preoccupazioni del tempo.
Nacque da questa esigenza l’iniziativa dei giovani del Prof. Bailly nel 1833. Desiderosi di far l’apologia della Fe- de, non solo con le opere di carita (Veritatem facientes in charitate), ma anche in campo culturale e teologico, essi chiesero all’Arcivescovo di Parigi, Mons. Giacinto de Quelen, un corso di conferenze quaresimali di oratori ben preparati, che dall’ alto del pulpito di Notre-Dame rispondessero e controbattessero le obiezioni dei nemici della Fede.
Fu l’Ozanam che stiló la prima petizione, raccolse cento firme, e le portó all’Arcivescovo, accompagnato dagli amici de Le Jouteux e de Montazet.
Mons. de Quelen ascoltó, ma temporeggió, a fine di poter discutere l’iniziativa con i suoi collaboratori.
Nel 1834 i giovani ritornarono alla carica con duecento firme e questa volta i latori della richiesta furono Ozanam, Lamache e Lallier. Essi ebbero anche fi coraggio, tutto giovanile, di suggerire dei nomi: Lacordaire e Bautain.
Nella quaresima di quello stesso anno i giovani ebbero la gioia di assistere ad un solenne quaresimale predicato da sette doversi oratori.
Era l’inizio di un’altra grande opera di apologia del pensiero cristiano, a cui collaboreranno i pió grandi nomi dell’oratoria francese del secolo scorso, alternandosi sul pulpito di Notre-Dame.
L’anno seguente le conferenze di Notre-Dame furono affidate a Lacordaire, giá noto per la predicazione tenuta ai giovani dell’Istituto Santo Stanislao. Federico non ne perse una e condusse ad ascoltarle i suoi amici e compagni di studio, non solo, ma ne fece anche un’analisi ed un riassunto per fi giornale L’Univers, versando poi il ricavato di questo lavoro alla cassa della Conferenza di Caritá.
Come l’Abate Giuseppe Mattia Noirot era stato a Lione la guida di Federico nei suoi anni giovanili, a Parigi dal 1831 al 1836 e poi dal 1841 al 1848, fu suo direttore spirituale l’Abate Giovanni Battista Marduel (1763-1848), un bravo sacerdote lionese trapiantato nella capitale. Il piú bel panegirico di questo sacerdote, alla sua morte (19 gen. 1848), furono le parole scritte da Federico a suo fratello il 28 genn. 1848: «L’Abbé Marduel si é spento come un patriarca…preparato per il cielo da tanto lavoro e sofferenze e dal bene che egli ha fatto a tante anime».
Sostenuto da questa guida sperimentata ed amata, Federico condusse sempre a Parigi una vita esemplare. Non frequentó teatri o riunioni mondane. Il suo spirito era teso all’apostolato tra la gioventú e alla caritá per i fratelli piú poveri. Non fa meraviglia quindi che, ad un certo punto, egli abbia pensato seriamente alla vocazione al sacerdozio, dietro l’esempio del fratello Alfonso, ma vedremo come il Signore gli fece capire che un altro campo di lavoro era riservato per lui nella Chiesa.